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Il contadino, la terra e il mare: ‘Caprò’ in scena al Museo delle Genti

Anche lui salirà a bordo, viaggiatore di terza classe fra tante altre valigie di cartone, sulla fatale ‘Utopia’, bastimento inglese carico di emigranti italiani in viaggio verso l'America. Cosa lasciano i 14 originari di Fraine? Da cosa scappa Caprò? A loro neanche la ‘gloria’ di quelli del Titanic. Quel 17 marzo 1891 si inabisseranno, senza clamori, davanti alla baia di Gibilterra. Nessun film ne ricorderà gli ultimi momenti.
Eppure quella di Caprò è la storia dell'uomo, di quel mondo antico che abbiamo dimenticato in fretta e che oggi si ripresenta nei panni dei tanti disperati in fuga dalle guerre a bordo di ‘Utopie’ molto più sgangherate di allora. Caprò è un contadino. Sa bene quanto sia dura la terra, sa bene quanto sia aspra l'autorità paterna. Non chiede niente Caprò. Sa di non essere bello come il fratello, sa di non avere diritto a sconti, su questa terra. Eppure...
Fa commuovere ma anche sorridere la storia di Caprò, contadino attaccato alla Terra. Che non lo vorrà nemmeno da morto e lo consegnerà al Mare.
Magistralmente interpretato da Edoardo Oliva su testo di Vincenzo Mambella, lo spettacolo, andato in scena a Pescara dal 14 al 16 ottobre, si presenta in vesti essenziali ma suggestive, impreziosito dalle scenografie di Francesco Vitelli e dall'affascinante cornice del Bagno Borbonico, oggi parte del Museo delle Genti d'Abruzzo. Dopo lo straordinario successo delle prime repliche, lo spettacolo sarà riproposto domenica 30 ottobre alle ore 21.

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