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Il ‘rivoluzionario’ che vuole cambiare Rancitelli: ‘Un’estate con i bimbi del Ferro di Cavallo’

Girate le spalle alle vetrine del centro, c’è una città portatrice di sofferenze a volte esplicite, manifeste, ed altre silenziose, striscianti. Quasi invisibili. E la relazione che corre tra degrado urbano e disagio giovanile è fin troppo stretta.
”Cambiare Rancitelli è possibile, e noi lo faremo. Sarà una grande rivoluzione per la città, ma c’è bisogno del sostegno di tutti”. A parlare così è Andrea D’Emilio (foto), attivista pescarese già noto al grande pubblico per una serie di iniziative a favore della biblioteca provinciale. D’Emilio, che con un gruppo di volontari e studenti universitari ha dato vita all’associazione ‘Rivoluzioniamo Rancitelli’, ha trascorso tutto il periodo estivo ‘in strada’, in mezzo ai bambini e agli abitanti di quello che è considerato il quartiere maggiormente a rischio di Pescara.
Oltre al fondatore, nel gruppo sono molto attive anche Erica Greco, studentessa di lettere all'Università di Bologna, e Maria Nives Borriello, laureanda in giurisprudenza all'Università Cattaneo di Castellanza. Fondamentale anche il contributo di un altro operatore, che partecipa quotidianamente alle attività organizzate nel quartiere.
Sono state settimane particolari, difficili e ”bellissime”, come le definisce il giovane insegnante di filosofia, segnate da polvere, sole a picco e soprattutto tante idee che frullano nella testa: ”Lavorare qui ha senso – spiega -, e nonostante quel che si legge sui giornali, i pescaresi dovrebbero venire a farsi un giro per conoscere in prima persona la realtà di questi posti”.
Il luogo scelto come epicentro delle attività dell’associazione è il cosiddetto ‘Ferro di cavallo’, lo stabile di via Tavo famoso per i frequenti blitz delle forze dell’ordine. Giusto al centro del cortile, i ragazzi di ‘Rivoluzioniamo Rancitelli’ hanno piazzato una bandiera della Repubblica italiana. ”Per sentirci a casa – spiegano -, per far sentire tutti a casa”.
Intorno, i bambini si rincorrono tirando calci a un pallone, mentre le ragazzine chiedono a una delle volontarie di giocare con i trucchi.
”Ci raccontavano che era un posto pericoloso, difficile – racconta D’Emilio - ma non è affatto così. Noi ci troviamo bene perché qui è davvero possibile dare un senso alle proprie conoscenze, al saper fare e alla condivisione con gli altri, a partire dai più piccoli”.
In tutto questo, le prime ‘vittime’ dell’emarginazione sono proprio loro, i bambini e i ragazzi. Ben note sono le questioni legate alla microcriminalità e soprattutto alla droga, che spesso si rivela come un funesto corroborante per giornate tutte uguali a se stesse, in un panorama urbano privo di fattori di integrazione sociale.
”Il problema è proprio questo – conferma Andrea -, per non parlare della dispersione scolastica, che rischia di consegnare tanti bambini a un futuro difficile. Da qui è partita l’idea di organizzare una serie di attività con in ragazzi dell’associazione: dalla lettura al teatro, dai giochi ai disegni, tutti i pomeriggi a questi bambini viene offerta una alternativa e un modo diverso per stare insieme”.
L’altra Pescara è una città nella città, a molti sconosciuta, quasi invisibile, con le sue ombre e i suoi fantasmi. Ed è una città popolosa, soffocata dal cemento, urbanisticamente isolata, inevitabilmente tagliata fuori da tutto il resto. Rancitelli si presenta da troppo tempo come una sorta di ‘terra di nessuno’, dove i progetti di realizzazione di fattori di integrazione restano puntualmente incompiuti.
Quali le responsabilità della politica e delle istituzioni in tutto questo? ”Basta farsi un giro – denuncia D’Emilio -, qui intorno è pieno di tombini scoperti e pericolosissimi: tempo fa è caduta una bambina del posto, riportando, a detta della madre, 17 punti di sutura. Se fosse accaduto in una via del centro probabilmente la cosa avrebbe avuto ben altra risonanza... Ma i cittadini non sono tutti uguali? Dove sono le istituzioni?” ”E’ troppo facile fare passerelle in piazza Salotto – prosegue -, la rivoluzione deve partire da qui. Rancitelli deve diventare il giardino di Pescara, perché qui le potenzialità sono enormi. Peccato che molti facciano finta di non vederle o preferiscano voltarsi dall’altra parte”.
C’è dunque un'altra Pescara che va potenziata, dotata di strutture, una nuova città che permetta di scorgere, dietro quell’angolo, non più il pericolo e la desolazione, ma una ricchezza per tutti. Ma per far questo c’è bisogno di partecipazione e condivisione.
”E’ proprio così – conferma il giovane attivista -, invitiamo tutti i cittadini a venire qui per portare un qualsiasi contributo. Chiunque sappia fare qualcosa, o abbia voglia di dare qualcosa, venga a conoscere e a passare un po’ di tempo con queste persone, con i bambini a cui vogliamo regalare un futuro diverso. Perché Rancitelli riguarda tutti, non solo chi ci vive”.
Ma dove lo porterà questa esperienza? Dove vuole arrivare Andrea D’Emilio? ”Immagino che tra dieci anni qualcuno di questi bambini potrà laurearsi... sarebbe la vittoria più bella. Perché il riscatto di questo quartiere può passare solo da loro, dai bambini”.
Nonostante la pioggerellina di fine estate, nel cortile del Ferro di Cavallo non cessa il via vai di adulti e ragazzini. Molti si fermano a scambiare due chiacchiere, e quasi sempre la conversazione si chiude con la stessa domanda: ”Ci sarete anche domani?”
”Tra qualche anno – conclude Andrea – Rancitelli non farà più rima con spaccio, ma con rivoluzione, riscatto, cambiamento. Noi ci crediamo, e non ci muoveremo da qui”.

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